SCENA I Casa di Miller. La finestra è aperta, ed a traverso di essa vedesi il Tempietto internamente illuminato. Luisa scrive presso una tavola su cui arde una lampada: havvi sulla tavola medesima un cesto con frutta, ed una tazza colma di latte; in un canto della stanza Laura ed altre paesane, che mestamente contemplano Luisa.
LAURA, CONTADINE Come in un giorno solo, come ha potuto il duolo stampar su quella fronte così funeste impronte? Sembra mietuto giglio da vomere crudel
CONTADINE Un angiol che in esilio quaggiù mandava il ciel.
LAURA Ahimè! O dolce amica, e ristorar non vuoi di qualche cibo le affralite membra?
LUISA No.
CONTADINE Cedi; all'amistà cedi, Luisa.
LUISA La ripugnanza mia rispettate lo imploro. (A questo labbro più non s'appresserà terreno cibo! Già col pensier delibo le celesti dolcezze!) Il tempio, amiche, perchè splende così? Tacete?
CONTADINE Ignare siam.
LAURA La novella signoria con pompa sacra inaugura il Conte. (Luisa torna a scrivere) Ah! l'infelice ignori quale rito nuzial s'appresta, e qual esser lo sposo debbe! A sì crudele annunzio ella morrebbe!
LAURA, CONTADINI Sembra mietuto giglio, ecc. Sembra mietuto giglio da vomere crudel Un angiol che in esilio quaggiù mandava il ciel.